Rustici: una storia senza fine?


Nella sessione di novembre il Gran Consiglio ha deciso sui ricorsi contro la scheda di coordinamento di Piano Direttore 8.5, “Paesaggi con edifici e impianti degni di protezione”.

La Commissione speciale per la pianificazione del territorio dopo due anni di lavoro ha consegnato un rapporto circostanziato che precisa i vari aspetti che interessano questa controversa materia.

Il tema dei rustici è oggetto di intenso dibattito fin dagli inizi degli anni settanta quando la Confederazione decise di porre un freno all’edificazione sparsa sul territorio (decreto federale urgente del 1972). Da quel momento gli interventi a livello federale e cantonale sono stati numerosi dando adito a un’alternanza di dubbi e risposte positive che lascia perplessi chiunque voglia addentrarsi nella voluminosa documentazione prodotta su questo tema. Più volte è capitato che alle proposte di soluzione avanzate dal Cantone le competenti istanze federali hanno risposto in primo tempo negativamente e allorquando lo stesso Cantone Ticino cominciava pure lui a dubitare sulla legalità di certe normative, improvvisamente Berna rispondeva positivamente incoraggiandoci a continuare nella strada imboccata. Il caso più clamoroso in questo senso è collegato al messaggio del Consiglio di Stato al Gran Consiglio del marzo 1989 dove lo stesso Governo ribadiva l’impossibilità di regolare la questione dei rustici senza prima modificare la Legge federale sulla pianificazione del territorio (LPT) e incitava il parlamento a prendere l’iniziativa in questo senso. Questo messaggio è stato ritirato alla fine del 1989 in seguito a una comunicazione dell’Ufficio federale della pianificazione del territorio che rassicurava il Cantone sulla validità delle normative contenute nella Legge di applicazione cantonale alla LPT (LALPT) le quali rispettavano quelle che erano le indicazioni codificate nella nuova ordinanza federale del 1989.

Agli inizi degli anni novanta si credeva finalmente di essere in dirittura d’arrivo grazie all’elaborazione degli inventari dei rustici da parte dei Comuni e alla approvazione del Piano direttore cantonale da parte della Confederazione.

Se da un lato i Comuni si sono messi di buona lena ad allestire la documentazione richiesta dal Cantone, dall’altro lato la Confederazione ha espresso le sue perplessità proprio sulla scheda di Piano direttore che interessava questa tematica riportando la discussione allo stadio iniziale o quasi. La negoziazione che ne seguì portò alla pubblicazione della scheda 8.5 dell’ottobre 1995 contro la quale sono stati inoltrati 11 ricorsi da parte di diversi Comuni, Patriziati e Regioni di montagna. Il Gran Consiglio ha dovuto quindi affrontare questi ricorsi che hanno portato al rapporto e alla decisione votata all’unanimità nel novembre scorso.

Il dilemma al quale si è trovata confrontata la Commissione granconsigliare fin dall’inizio era quello di avere da un lato una scheda di Piano direttore elaborata dal Consiglio di Stato dopo una non facile negoziazione con l’Amministrazione federale che, pur non avendo ancora ottenuto l’approvazione del Consiglio federale, sembrava contenesse sufficienti elementi per ottenerla, mentre dall’altro lato le obiezioni dei ricorrenti sollevavano alcuni punti che la scheda stessa non codificava con sufficiente chiarezza lasciando adito a un eccessivo spazio di interpretazione che avrebbe potuto portare di nuovo a una giurisprudenza lontana dalle esigenze reali di chi vive e opera sul territorio.

Visto il contesto attuale la Commissione non ha voluto semplicemente limitarsi a trattare i ricorsi nei suoi aspetti formali ma si è chinata sul merito cogliendo l’occasione per codificare in modo più esplicito quelli che sono sempre stati gli obiettivi e le esigenze del Cantone Ticino in questa materia. Ciò ha significato tutta una serie di colloqui con le varie istanze dell’Amministrazione cantonale e il Capo del Dipartimento del territorio per coordinare nel miglior modo possibile i vari aspetti come pure diversi incontri con l’Amministrazione federale, non sempre facili, ma che alla fine hanno sicuramente contribuito a una maggiore comprensione reciproca che potrà essere utile anche in futuro.

Riassumere in poche righe questa tematica non è cosa semplice. Concretamente il rapporto commissionale ha proposto un testo più preciso della scheda di coordinamento di Piano direttore 8.5 (*), specificando gli obiettivi, i criteri, i compiti e le competenze ai vari livelli istituzionali e procedurali (Cantone, Comune e Piano direttore, Piano regolatore, Domanda di costruzione). La modifica apportata al testo della scheda elaborata dal Consiglio di Stato nel 1995 non sovverte nella sostanza quanto già si voleva proporre come regolamentazione in questo settore, ma si è resa necessaria per precisare meglio i vari aspetti viste le difficoltà di interpretazione sorte a livello dei ricorrenti stessi e in occasione degli incontri con l’Amministrazione federale. Con questo si ritiene di poter:

·        rispondere in modo chiaro ai ricorrenti.

·        facilitare il Cantone e i Comuni nel loro compito di applicazione,

·        rafforzare le argomentazioni a difesa degli interessi e delle esigenze territoriali del Ticino nei confronti della Confederazione che dovrà a livello di Consiglio federale approvare la scheda 8.5,

·        contenere lo spazio di interpretazione in caso di ricorso dovuto ad indicazioni troppo generiche

·        contribuire a una gestione del territorio più attiva e cosciente dei nostri valori storici culturali e ambientali.

È evidente che le conclusioni alle quali è arrivata la Commissione non potevano divergere da quelli che sono i principi base dell’art. 24 della Legge federale sulla pianificazione del territorio per cui non si sono sicuramente condivise eventuali aspettative di coloro che sostengono il massimo permissivismo nella trasformazione dei rustici. Va tuttavia precisato che si è cercato di lasciare la massima flessibilità nella definizione di base dei paesaggi con edifici e impianti degni di protezione esigendo un maggiore impegno in quella che è la ponderazione degli interessi a livello dei Piani Regolatori comunali.

L’approvazione da parte del Parlamento cantonale delle proposte commissionali rappresenta sicuramente un segnale politico forte sull’orientamento che il Cantone Ticino vuole dare alla tematica dei rustici che, pur restando nei limiti concessi della legge sulla Pianificazione del territorio, pretende una giusta e ragionevole considerazione delle specificità e diversità territoriali, storiche e culturali che fanno la ricchezza del nostro paesaggio e del nostro ordinamento federalista.

Si pone ora l’interrogativo su come continuerà questa vicenda. Qualora non ci saranno ricorsi contro la decisione del Gran Consiglio, la scheda 8.5 di Piano direttore dovrà ottenere l’approvazione del Consiglio federale. Questa approvazione avviene in un momento particolare poiché è pendente il referendum inoltrato da varie associazioni legate alla protezione dell‘ambiente contro la modifica della legge federale sulla pianificazione del territorio decisa dalle Camere il marzo scorso, modifica che esplicita meglio le esigenze per le quali da anni si dibatte il nostro Cantone. La votazione su questo oggetto è già programmata per il 7 febbraio 1999. Probabilmente l’accettazione di questo referendum non faciliterebbe le trattative del Cantone con la Confederazione anche se la nostra proposta è stata allestita secondo il diritto vigente e tiene pienamente conto delle esigenze di salvaguardia del territorio sostenute dai difensori della natura e del paesaggio.

 

Per concludere va sottolineato che la problematica dei rustici interessa in misura più o meno forte tutti i Cantoni svizzeri, ma i più toccati sono il Ticino, il Grigioni e il Vallese che, a causa dello sviluppo storico collegato alla situazione specifica di territorio montano, hanno migliaia di edifici dispersi sul territorio la cui incidenza sul paesaggio è stata e rimane una componente essenziale che non può essere semplicemente ignorata o abbandonata a se stessa a causa di un‘interpretazione rigida del principio sancito dalla pianificazione federale di una netta separazione tra aree edificabili e non edificabili.

Purtroppo l‘approccio molto tecnocratico che ha caratterizzato la pianificazione ai suoi inizi negli anni settanta, al quale si contrapponeva un eccessivo permissivismo legato spesso a operazioni di sfrenata speculazione immobiliare, non ha favorito la ricerca di una linea di azione ragionevole che tenesse in debito conto le differenze regionali a livello nazionale e che ponesse le basi per un orientamento positivo in cui il rustico assume un proprio ruolo di gestione attiva del territorio. Questa contrapposizione tra due fronti ha prodotto un’impressionante volume di atti giudiziari che, a parer mio, hanno piuttosto contribuito ad allontanare il discorso dalla realtà territoriale e non sono riusciti a proporre (anche perché non è il compito dei tribunali) degli strumenti praticabili per chi è chiamato a operare al fronte come i Comuni.

Porre una fine alle controverse sui rustici significa quindi abbandonare il mondo virtuale dei paragrafi che tendono ormai a superare in numero le piode e sassi che compongono i nostri edifici storici e ritornare sul territorio reale per pianificare assieme alla gente che proprietaria di queste importanti testimonianze affinché rivivano di altra vita in funzione di una salvaguardia fattiva del paesaggio e di un mutamento culturale nella continuità.

Dicembre 1998                                                                                          Ing. Daniele Ryser

Note

Per i dettagli e le considerazioni tecnico-giuridiche si rimanda al rapporto del Gran Consiglio 4537

del 21 ottobre 1998 della Commissione speciale per la pianificazione del territorio sui ricorsi contro l’adozione da parte del Consiglio di Stato della scheda di coordinamento di Piano Direttore n.8.5 di categoria dato acquisito, riguardante i paesaggi con edifici e impianti degni di protezione

(*) Rapporto del Gran Consiglio 4537 del 21.10.1998 punto 5.2.