Votare SI alla revisione della legge sulla pianificazione del territorio


Domenica il popolo è chiamato alle urne per esprimersi sulla modifica della Legge sulla pianificazione del territorio. A questa riforma si oppongono strenuamente le cerchie ambientaliste e le organizzazioni meno vicine ai problemi dei Cantoni rurali e montani.

Pur comprendendo il timore di chi sostiene i principi ideali di una pianificazione basata su una netta separazione tra territorio edificato e non, non posso condividere l‘eccessivo allarmismo con cui viene presentata al cittadino questa novella legislativa da parte dei sostenitori del no che mettono l‘accento su alcuni aspetti marginali rispetto alla non indifferente problematica che riguarda la regolamentazione dell‘utilizzazione delle aree situate al di fuori delle zone edificabili.

Se le Camere federali hanno affrontato questa modifica è perché da parecchi anni si è accentuato un certo disagio dovuto alla mancanza di chiare indicazioni su come gestire il territorio fuori zona. Infatti se gli urbanisti hanno saputo trovare soluzioni innovative e interessanti per le zone edificabili, non altrettanto è stato fatto al loro esterno. Questa mancanza di chiarezza da parte degli specialisti in questo campo ha dato adito a numerosi ricorsi lasciando le decisioni ai tribunali che ovviamente non hanno avuto il tempo e la possibilità di approfondire tali tematiche tenendo conto delle realtà molto diversificate del nostro paese. Ebbene è proprio questa grande differenza tra un area geografica e l‘altra, dove in parecchi cantoni ci si trova davanti a un territorio esterno alle aree edificabili con molti edifici dispersi costruiti nel corso della storia, che obbliga a dare un indirizzo più esplicito da parte della Legge sulla pianificazione chiedendo ai Cantoni di specificare le proprie normative in considerazione  di queste diversità.

L‘esempio dei rustici in Ticino è sintomatico. Per anni ci si è dibattuti tra dubbi e certezze su una regolamentazione che permettesse di indirizzare con una certa sicurezza giuridica i Comuni e i proprietari di questa sostanza edificata senza trovare una soluzione. È vero che la modifica dell‘ordinanza del 1996 codifica meglio questo aspetto, ma va anche detto che questa regolamentazione per essere più sicura a livello giuridico deve essere esplicitata nella legge e non solo nell‘ordinanza. Lo statu quo legislativo proposto dagli oppositori ha già infatti dato adito alla messa in dubbio sulla forza giuridica dell‘ordinanza vigente per cui le assicurazioni dei referendisti che il problema dei rustici non viene toccato in questa votazione vanno molto relativizzate.

Per quel che concerne la problematica delle serre ed edifici per la valorizzazione dei prodotti agricoli, del ricupero degli edifici agricoli non più utilizzati e della possibilità di attività accessorie extra agricole all‘interno dell‘azienda agricola, in cui si paventa un degrado paesaggistico e una strisciante urbanizzazione del territorio, va precisato che gli sviluppi dell‘economia agricola impongono un‘apertura alla diversificazione come unica possibilità di sopravvivenza di un ceto agricolo basato su aziende di tipo famigliare e non industriale. La modifica proposta dalla Camere federali vuole dare la possibilità agli agricoltori di valorizzare degli edifici altrimenti non più utilizzati (ad esempio per l‘agriturismo), vuole permettere un abbinamento della produzione agricola con attività artigianali (ad esempio per una semilavorazione dei propri prodotti), vuole anche lasciare una possibilità limitata di costruire delle serre senza obbligare la definizione di aree industriali apposite il cui impatto negativo sul paesaggio è sicuramente maggiore.

Contrariamente a quanto viene detto dagli oppositori, la modifica della legge sulla pianificazione del territorio non promuove il permissivismo, ma crea le basi per definire meglio le modalità su cui impostare una gestione oculata delle aree non edificabili, demandando maggiore responsabilità ai Cantoni. Si tratta quindi per questi ultimi di codificare meglio le varie normative con la possibilità di tener conto delle realtà ed esigenze specifiche. Il controllo resta da parte della Confederazione e resta pure la possibilità di colloquio tra tutte le cerchie interessate nel trovare le soluzioni appropriate nel rispetto dell‘ambiente e del paesaggio.

La scelta che ci propone il nostro Legislativo federale va quindi verso una maggiore responsabilizzazione e impegno a livello regionale che merita di essere sostenuta nella votazione di domenica prossima.

                                                                                                          Daniele Ryser