Contrapposizioni all’interno del PLRT (e non solo) come interpretarle?


Lo scontro tra radicali e liberali ha caratterizzato tutta la storia del PLRT. Esso affiora sotto la luce dei riflettori più facilmente rispetto alle medesime contrapposizioni che ci sono anche in tutti gli altri partiti e movimenti non solo perché conta il numero maggiore di aderenti ma anche per la sua composizione interclassista che vede affiancati tutti i ceti sociali e tutte le zone geografiche del Cantone. Questa constatazione permette di sostenere la tesi che il livello di tensione di questi scontri è direttamente correlato alla situazione socioeconomica del Paese e la loro intensità aumenta con l’aumentare delle disparità sia tra i vari comparti geografici, sia tra i ceti sociali. Con la caduta del muro di Berlino, il sistema economico mondiale si è chiaramente orientato su un sistema di libero mercato che viene definito con il termine di globalizzazione. Tra i molti aspetti positivi di questa evoluzione, si sono insinuate delle pratiche pericolose, soprattutto nel sistema finanziario, che non hanno trovato nessun freno e regolamentazione a livello nazionale e internazionale che hanno portato alla crisi attuale. Dall’inizio di questo nuovo millennio la percezione di una necessità di cambiamenti, prima e lo scoppio della crisi vera e propria, poi, si sono manifestati in un aumento delle disparità di sviluppo tra i comparti geografici del Ticino e tra i vari ceti sociali della popolazione. Questa inversione di tendenza rispetto alla seconda metà del 900 è sicuramente una della cause principali di un aumento della conflittualità e della polarizzazione sul piano politico sia all’interno che tra i partiti. Interpretare questi conflitti unicamente come uno scontro tra persone o tra cerchie ristrette in cerca di potere sarebbe una lettura errata della realtà e, trattarli solo come tali, sarebbe uno sbaglio che potrebbe costare molto caro per la governabilità del Ticino.

Daniele Ryser, candidato al Gran Consiglio PLRT