Iniziativa fiscale della Lega: dal ricatto all’inganno


La schizofrenia che caratterizza la politica del nostro Cantone continua a manifestarsi con preoccupanti forme acute. L’ultima è quella che sta occupando il Gran Consiglio, distraendolo ulteriormente dai reali problemi del Paese, è l’iniziativa lanciata dalla Lega di Ticinesi per ulteriori sgravi fiscali. Una sua accettazione annullerebbe gli sforzi richiesti da tutte le parti politiche del Cantone, Lega compresa, per riequilibrare le finanze cantonali e provocherebbe nel contempo una drastica riduzione delle prestazioni dell’ente pubblico a scapito delle fasce di popolazione meno fortunate di cui il movimento populista si vanta essere il difensore. Sulle ripercussioni nei vari settori delle prestazioni statali e sull’indotto probabile sulle finanze dei Comuni si è già scritto e si sono anche indicati gli ordini di grandezza di 126 milioni in meno per le casse cantonali e 65 per i Comuni. Quello che trovo preoccupante e anche vergognoso è il tentativo di negoziazione che pone, quale condizione per il ritiro dell’iniziativa, la rinuncia da parte del Governo e del Parlamento a introdurre eventuali aumenti d’imposta nell’ambito della manovra di risanamento finanziario e di rafforzamento di quei compiti di servizio pubblico irrinunciabili per una società democratica basata sul rispetto e la solidarietà. Oso sperare che nessun esponente degli altri partiti di Governo ceda a questo vero e proprio ricatto per la solita paura di perdere consensi popolari, magari condizionati dal momento preelettorale delle comunali. Su questo fronte della gestione delle risorse fiscali, il Gran Consiglio, assieme al Governo deve avere il coraggio di difendere la propria libertà di azione ed esprimerlo chiaramente e apertamente al Paese. Se si dovrà poi andare alle urne, il popolo sarà chiamato a decidere su due posizioni chiare senza troppe sfumature che non gli permettono di valutare bene le conseguenze a cui va incontro. L’euforia degli sgravi fiscali che ha messo in ginocchio l’economia e la socialità USA e che ha contagiato ben bene anche la nostra Svizzera, in un clima di recessione economica che si prospetta all’orizzonte dei prossimi anni, è la misura meno opportuna perché non avrà nessun influsso positivo sui consumi ma contribuirà ancora di più ad aumentare la pressione al ribasso dei salari e non permetterà allo Stato di agire in modo anticiclico sugli investimenti pubblici a sostegno anche dell’economia privata e delle aree periferiche. È compito di chi si sente veramente responsabile della gestione pubblica informare bene la popolazione su tutti questi aspetti senza alcun compromesso. Solo così il cittadino potrà decidere se sostenere uno Stato forte e capace di assolvere bene i propri compiti oppure se favorire una società dominata dalla legge del più forte, dal ricatto e dall’inganno cronico. Nota curiosa: il grafico sulla classifica del tasso di imposizione che troviamo nel rapporto di minoranza della Commissione della gestione del Gran Consiglio firmato da Lega e UDC, indica tra le nazioni che si vuole che il Ticino imiti proprio quelle con cui questi partiti non vorrebbero mai avere a che fare (paesi slavi e dell’est europeo) mentre le nazioni più benestanti si situano tendenzialmente nella direzione opposta: che si voglia far fare la fine dei clandestini anche ai Ticinesi?

Daniele Ryser, membro del Comitato della CORETI