I costi dell’assicurazione malattia nel Canton Ticino


Lo studio dell’USI voluto dall’ATTE ed effettuato dal prof Luca Crivelli sui costi sanitari in Ticino, presentato mercoledì 30 gennaio, evidenzia in maniera molto interessante i meccanismi che differenziano la spesa sanitaria a livello intercantonale. Questo permette di situare il Ticino rispetto alla media svizzera e gli altri Cantoni e di individuare i fattori che incidono maggiormente sulla spesa. Le quattro raccomandazioni che scaturiscono alla fine di questo importante lavoro di analisi sono sicuramente molto valide e indispensabili se si vuole iniziare ad affrontare la sempre più precaria situazione nell’ambito di quello che è il margine di manovra del Cantone, ma non sono libere da quelli che sono i meccanismi perversi del nostro sistema sanitario visto nella sua globalità nazionale. Pur condividendo che le cause di questi problemi si estendono dal singolo cittadino-utente, agli attori sanitari, all’Amministrazione cantonale fino alle Assicurazioni malattia, la responsabilità ultima sta nelle decisioni delle Camere federali e del Consiglio federale. Ed è proprio a questo livello che troviamo le maggiori contraddizioni, risultato di una mistura tra soluzioni imposte da uno sfrenato lobbismo che approfitta della mancanza di poter disporre di informazioni corrette, complete e trasparenti per una buona parte dei deputati. Ad esempio la seconda raccomandazione dello studio di promuovere la costituzione di una catena di cura integrale se abbinata a una riduzione del catalogo delle prestazioni LAMal potrebbe portare a delle offerte di pacchetti con copertura mista assicurazione di base e assicurazione complementare orientati più a una massimizzazione del guadagno a vantaggio sia degli attori sanitari che delle stesse Casse malati e quindi non corrispondente ai reali bisogni del cittadino ma a equivalente a un suo mero sfruttamento. Questo pericolo è già programmato con le prossime decisioni che sono sul tavolo del parlamento e che andranno in votazione popolare. La quarta raccomandazione è coraggiosa perché esce dal rigido schema mentale degli economisti introducendo l’aspetto dei valori come variabile significativa. Se giustamente va fatto uno sforzo per educare e formare il cittadino a porsi ragionevoli limiti nel consumo sanitario e da parte degli attori sanitari ci si attende un minimo di coscienza nel trovare il giusto equilibrio tra un giusto guadagno e il bisogno effettivo di cure, da parte dei politici è importante una volta per tutte ascoltare quanto viene sussurrato ancora in maniera troppo timida da parte degli accademici (lo troviamo anche tra le righe di questo studio) che la sanità non può essere un mercato ma deve rimanere essenzialmente e fondamentalmente un servizio pubblico. Questo è il punto chiave dei problemi della sanità ed è veramente disarmante constatare l’attuale mancanza di coraggio e di volontà, per non parlare di incoscienza o connivenza a scopo lucrativo, da parte di chi rappresenta popolo e Cantoni a Berna ad ammettere una volta per tutte questa evidenza. Solo così potremo mantenere una sanità di buona qualità a costi ragionevoli anche sul lungo periodo e questo per tutte le categorie di popolazione in tutte le regioni del nostro Paese. Evitiamo a che il nostro sistema sanitario faccia una fine analoga a quella in cui sta andando il secondo pilastro, risultato di una miope lotta tra orgogli partitici alla fine degli anni settanta.

Daniele Ryser, responsabile dell’assistenza e cura a domicilio Malcantone-Vedeggio (MAGGIO) 30.01.2008