Politica regionale: una nuova visione


Dopo un trentennio di LIM, la nuova politica regionale promossa dalla Confederazione si è orientata verso un modello più federalista lasciando maggiori competenze e spazio di azione ai Cantoni e mettendo l’accento sul sostegno ai progetti che generano delle ricadute economiche e rafforzano la competitività. Questo indirizzo va inteso come la ricerca di una stabilità e una qualità di vita dignitosa sul lungo periodo per la popolazione di tutto il territorio del Paese. Il Canton Ticino ha scelto quale futuro orientamento, l’integrazione dei i poli urbani con le aree periferiche alfine di superare la dualità che ancora persiste tra città e campagna o montagna e trovare così quella complementarietà che di fatto già esiste ma che non viene esplicitamente valorizzata. Ciò premette un dialogo tra i nostri microterritori impostato su un piano paritetico e non di subordinazione dove nessuno ha più meriti degli altri. Per essere chiari, lo sviluppo economico Sottoceneri non è solo merito di chi opera e vive in quest’area ma è anche dovuto alla vicinanza a Milano. Analogamente la ricchezza del patrimonio paesaggistico e storico e soprattutto dell’ acqua non è un solo un merito delle popolazioni vallerane ma è anche una risorsa che viene dalla natura stessa. Quindi tutti i territori del Ticino hanno qualcosa da dare e da ricevere per cui si tratta solo di superare quella malsana diatriba tra chi pensa di dare più di quello che gli altri meritano e chi pretende di ricevere come se fosse un diritto acquisito e di uscire dal quel meccanismo storico di sudditanza che ci portiamo dietro dai tempi dei baliaggi. Il salto di qualità della politica regionale sta proprio nel riuscire a liberarsi da queste dinamiche. Uno degli elementi che parla a favore di un discorso paritetico tra centri e periferie è quello della risorsa idrica quale valenza economica delle valli. Di fatto il prezzo e il relativo valore aggiunto che ne deriva va conteggiato come risorsa dei Comuni di queste aree come viene considerato il gettito fiscale derivante dal riparto degli utili delle banche o altri istituti del terziario nei comuni urbani. Quanto proposto dall’iniziativa sui canoni d’acqua è interessante per cui va trovata una soluzione che permetta, da un lato, un trattamento non dissimile da quelli che sono i Comuni più ricchi del Cantone, ossia un giusto margine di autonomia di disporre di queste risorse e, dall’altro lato, che non si vada a creare ulteriori disparità. Uno degli strumenti è la Legge sulla perequazione finanziaria intercomunale dove è possibile integrare nel suo meccanismo ridistribuivo le due fonti di risorse menzionate in precedenza. Ciò non è comunque sufficiente se non si approfondisce in maniera cosciente quello che è l’impiego di queste risorse che non devono essere assorbite nella loro totalità unicamente per la realizzazione e la manutenzione delle infrastrutture e dei servizi ma devono anche permettere di sostenere le iniziative economiche. E qui si inserisce la politica regionale che oltre a ricercare collaborazione e sinergie con i poli urbani deve attivare quella che è la componente delle zone a basso potenziale di sviluppo e affrontare tra l’altro la non facile questione degli impianti di risalita. In questo senso si potrebbe ipotizzare uno scenario di tipo “verticale” delimitando chiaramente le aree a basso potenziale (ad esempio per le Tre Valli l’ Alta e la Media Leventina e la Valle Blenio) dove ognuna di esse sviluppa un progetto di valenza economica forte tenendo conto della propria realtà territoriale e delle risorse umane potenziali (interne e esterne). Non si tratta di inventare l’acqua calda ma di continuare o riprendere progetti e iniziative esistenti o in corso creando migliori sinergie anche con le politiche settoriali (agricoltura, foreste, beni storico-culturali, ecc:). Su questo scenario verticale se ne sovrappone uno “orizzontale” che è la messa in rete tra attori e aree diverse. Le tematiche comuni sono ad esempio: la gestione dei parchi naturali, l’offerta di tipo paesaggistica e storico culturale, i prodotti locali, gli impianti di risalita,....... Queste tematiche oltre che a ritrovarsi nei progetti proposti dalle aree a basso potenziale di sviluppo, per ottenere maggiore forza, vanno a collegarsi con altre iniziative a livello cantonale, intercantonale e transfrontaliero. Il problema degli impianti di risalita è uno degli aspetti più difficili e urgenti da risolvere. Una scelta è comunque inevitabile e dovrà essere il frutto di un’analisi non solo climatica ma anche di garanzia di una gestione corretta (competenze professionali) e basata su un chiaro concetto di offerta (definizione dei prodotti inverno + estate). Pure essenziale è riuscire a trovare collaborazioni e sinergie con la Surselva, Uri e l’Alto Vallese nell’ambito del progetto PREGO. Il dover fare una scelta tra gli attuali impianti è spiegata anche dalla necessità di dover garantire un sostegno ricorrente ai costi gestionali proporzionale al valore aggiunto reale da loro indotto. Un tale sostegno dovrà comporsi di contributi pubblici (ad esempio provenienti dai canoni d’acqua) e di contributi da parte degli attori economici locali e regionali che ne ricavano un chiaro beneficio. Vi sarebbe così anche una partecipazione e un controllo più attivi su questi impianti. La nuova politica regionale potrà dare dei risultati positivi unicamente se si riuscirà ad impostare un approccio integrato tra più tematiche e politiche settoriali. Se alle attuali Regioni di montagna e ai poli urbani del Ticino si chiede di superare il dualismo città-periferia, dal Consiglio di Stato ci si aspetta lo sforzo di andare oltre il dipartimentalismo. Gli strumenti ci sono e vale la pena affrontare queste sfide.

Daniele Ryser, 26. 11.2007