Impianti di trasporto turistici in Ticino

 

La crisi degli impianti di trasporto turistici accomuna tutto l’arco alpino ed è strettamente collegata con l’andamento congiunturale dell’economia in generale.

Per le stazioni situate a quote relativamente basse e orientate essenzialmente all’attività invernale (sci alpino) la situazione è ancora peggiore a causa del sempre minore innevamento.

Questo dato di fatto non giustifica ancora la situazione specifica del Canton Ticino che è stata oggetto di un’analisi approfondita da parte dell’Istituto delle ricerche economiche dell’Università di Lugano (IRE).

Come evidenziato in questo studio, alle difficoltà di ordine generale, si sommano carenze evidenti di tipo gestionale, di impostazione dell’offerta e del relativo marketing e, in certi casi, anche di carattere strutturale.

Se da un lato la politica di promovimento delle regioni di montagna ha favorito e stimolato diverse iniziative e si è anche preoccupata di coordinarle tra loro, dall’altro lato ci si è trovati troppo spesso a che fare con attori che tendono a operare in modo eccessivamente individuale, magari molto competenti in settori specifici, ma poco sensibili a una visione di assieme dove le relazioni, le collaborazioni e le sinergie a livello locale e regionale diventano essenziali se si vuole assicurare alla propria azienda una continuità a lungo termine. Non si è capito ad esempio che l’impianto di trasporto è un servizio che per se stesso non necessariamente può garantirsi sempre una copertura dei costi autonoma, ma che la sua esistenza contribuisce a formare un indotto economico che va a favore di altri attori e aziende di una regione. Ciò ha portato a scelte progettuali troppo orientate sugli aspetti trasportistici senza pensare che l’azienda avrebbe dovuto anche chiarire sin dall’inizio quali altre attività con indotto economico interessante si avrebbe potuto integrare alfine di garantire una migliore stabilità finanziaria oppure come si sarebbe potuto far partecipare finanziariamente alla copertura dei costi gli attori che ne traggono dei benefici dall’esistenza dell’impianto.

L’avere tralasciato questi aspetti fondamentali ha favorito anche delle scelte errate sul piano organizzativo e della definizione dei profili professionali soprattutto a livello dei quadri responsabili. Analizzando la storia di tutte queste aziende si nota spesso tanto entusiasmo ma affiancato da una mancanza di una chiara definizione delle responsabilità e un forte dilettantismo a tutti i livelli che con il tempo ha portato a gravi situazioni conflittuali sia interne che esterne alla società di trasporto stessa.

La scarsa sensibilità sul piano dell’accoglienza dell’ospite a livello del personale subalterno si è combinata a livello dirigenziale con una totale mancanza di un concetto di immagine e di offerta che tenesse conto non solo delle potenzialità specifiche del luogo ma anche dell’evoluzione delle esigenze della clientela potenziale. A questo si aggiunge una insufficiente concertazione tra tutti gli interessati della regione siano essi privati o enti pubblici locali.

La somma di scelte progettuali non sempre ottimali più una carente visione regionale sul tipo e impostazione dell’offerta turistica globale (tenendo conto anche della realtà e dei limiti del territorio) e le limitate competenze gestionali hanno innescato un pericoloso circolo vizioso che ha evidenziato le sue debolezze non appena si è entrati in una fase si recessione economica.

Le proposte che scaturiscono dallo studio dell’IRE sono chiare e richiedono decisioni coraggiose.

In alcuni casi si dovrà avere il coraggio di smantellare gli impianti e di riorientare l’offerta su altre basi quali l’ecoturismo, l’escursionismo e altre attività collegate alle specificità locali. Sono sicuro che in queste zone uno stacco dagli schemi mentali collegati agli attuali impianti potrebbe stimolare nuove idee e iniziative non meno valide economicamente e sicuramente più durature nel tempo e conformi al territorio disponibile.

In altri casi si propone il risanamento finanziario. Si tratta della misura più comoda politicamente ma anche più pericolosa se a questa operazione non viene affiancato un chiaro concetto di quale prodotto si intende offrire (e qui si intende non solo prodotto aziendale ma anche regionale) e se non avviene drastico ripensamento dell’organizzazione del personale e della gestione sia tramite una definizione più chiara dei profili sia tramite una riqualificazione di tutto il personale (spirito di accoglienza,…).

Sotto questo aspetto le prime operazioni di risanamento in corso non sembrano indicare una sufficiente presa di coscienza in questo senso.

Infine si raccomanda l’integrazione di più aziende di trasporto di una stessa regione sia sul piano dell’offerta (un solo pacchetto di offerte specifiche) che sul piano della collaborazione (gestione tecnica, amministrazione,…). Anche in questo caso, oltre che alla definizione del pacchetto di offerta, vanno superati gli individualismi locali, va fatta una incisiva revisione dei profili professionali e dell’organizzazione e va programmata una completa riqualificazione del personale.

A qualcuno queste considerazioni potrebbero apparire eccessivamente critiche ma si tratta del frutto di esperienze dirette che non sarebbe corretto sottacere. Il futuro degli impianti di trasporto turistici, dipende unicamente da un chiaro concetto di sviluppo turistico che coinvolga tutta la regione cui si riferiscono questi impianti. Bisogna finalmente staccarsi dall’idea che queste aziende possano autofinanziarsi a lungo termine se non integrano nel loro ambito attività e prodotti che permettano di compensare le variazioni meteorologiche.

Bisogna riuscire a valutare il loro effettivo indotto sull’economia regionale e fare in modo che gli attori che ne traggono profitto contribuiscano in modo proporzionale alla copertura dei costi e siano parte attiva nelle scelte strategiche.

Bisogna superare gli individualismi e fare uno sforzo effettivo per un’adeguata formazione dei quadri e uno sviluppo dello spirito di accoglienza a livello di tutto il personale. È solo con queste premesse qualitative che ogni risanamento finanziario o ulteriore investimento potrà dare dei risultati positivi concreti a favore delle popolazioni interessate. Tutto il resto è solo pura illusione.

Giugno 2003                                                                                                           Daniele Ryser