Problema dei rifiuti : perché si cerca di confondere il cittadino ?


Dai numerosi volantini e lettere che i referendisti diffondono con ampia disponibilità di mezzi si cerca di mettere in cattiva luce l’operato della maggioranza del Parlamento facendo passare per vittima il Consiglio di Stato accusando il legislativo di ritardare le decisioni a favore di interessi specifici legati a una non ben definita partitocrazia.

Questo modo di fare che gioca sulla buona fede del cittadino che vuole al più presto una soluzione al problema dei rifiuti merita un’attenta analisi poiché contiene alcuni aspetti la cui gravità per il futuro del nostro paese non va sottovalutata.

Cominciamo con l’argomento dell’ente. Si cerca di far passare la soluzione dell’ente come fattore frenante le decisioni e addirittura come elemento per garantire degli interessi specifici partitici o personali. Innanzitutto va ricordato che a proporre la creazione di un ente cantonale dei rifiuti è stato il Consiglio di Stato in quanto la gestione dei rifiuti non si limita al solo incenerimento ma anche a tutte le altre operazioni dalla raccolta, al riciclaggio, al trasporto, ecc.

Il Parlamento ha semplicemente ripreso il messaggio del Governo e ha modificato alcuni punti essenziali proprio per eliminare quegli inconvenienti che si sono verificati con gli enti esistenti. In sostanza il Governo ripropone la mistura di competenze tra Dipartimento del Territorio (pianificazione) e Ente rifiuti (esecuzione) che è stata oggetto di conflitti poco edificanti, mentre il Parlamento ha deciso su una chiara definizione dei compiti (pianificazione e esecuzione) senza alcuna possibilità di confusione, il Governo propone un ente operante a se stante in cui poteva riproporsi la formula partitica che proprio gli iniziativisti deplorano mentre il Legislativo ha deciso su un ente in cui il Consiglio di Stato è direttamente rappresentato da un suo membro e dove i membri del consiglio di amministrazione sono proposti dal Governo stesso e decisi dal Parlamento. Si è pure definito in modo chiaro che il ruolo dell’ente è puramente tecnico e non politico. Ciò significa che le proposte e le soluzioni che scaturiscono dall’ente, nel cui interno opera direttamente un rappresentante del Governo, devono essere sottoposte al Consiglio di Stato e al Parlamento prima di diventare operative.

L’accusa rivolta al Parlamento di dare all’ente un potere illimitato in balia di interessi specifici è fuori luogo e si basa su affermazioni di carattere emotivo e demagogico il cui fine è unicamente quello di creare una pericolosa spaccatura tra Governo, Legislativo cantonale e popolazione.

Un altro aspetto importante in questa vicenda riguarda la scelta dell’impianto.

Anche e soprattutto su questo argomento si parla di tradimento del Parlamento verso il Governo. Proprio questo argomento ha portato alla strana coalizione che traspare dal comitato referendario in cui si sono uniti esponenti di correnti politiche diametralmente opposte e non sicuramente rappresentanti di quella che è l’idea predominate del popolo ticinese. Infatti troviamo alcuni di coloro che hanno promosso il referendum contro i forni a griglia che si pretendono rappresentanti dell’ecologia e troviamo anche coloro che erano strettamente legati a chi ha sostenuto così strenuamente la soluzione dei forni a griglia che si pretendono rappresentanti dell’economia. Accanto a questi due estremi abbiamo coloro che difendono a spada tratta gli interessi di una ditta ben precisa che è la Thermoselect essendo legati ad essa dai versamenti di cui tutti né hanno conoscenza.

Sulla tecnologia dei forni non a griglia va ricordato che la disinformazione alla popolazione ticinese risale già ai tempi del referendum contro i forni a griglia. Premetto che a suo tempo ho votato contro i forni a griglia denunciando gli errori di calcolo a chi di dovere ma preciso che non avevo aderito al comitato referendario (mi era stato chiesto) proprio perché non ritenevo corretto il ruolo di propaganda e di finanziamento della Thermoselect.

Ebbene già nel 1993 non si è detto che la tecnologia non a griglia era ancora allo stadio sperimentale, le perizie tecniche eseguite a più riprese non dimostrano chiaramente che tutto è a punto in questo impianto ; la dimostrazione la abbiamo dalla difficoltà di giungere a chiare decisioni anche in altri luoghi dove questo impianto è stato proposto.

Nessuno finora è stato in grado di garantire il funzionamento a regime dell’impianto e, guarda caso perché, come in occasione della votazione del 1993, la Thermoselect non offre più le spettacolari visite gratuite a Fondo Toce ?. Dal 1993 a oggi sono passati diversi anni per cui non dovrebbero esserci problemi particolari a mostrare l’impianto in piena attività qualora veramente funzionasse !. Perché tanto ostruzionismo a livello giuridico in cui si cerca in tutti i modo di ritardare le inchieste in corso da parte della procura pubblica ?

Non sarebbe meglio per una ditta che si ritiene seria aiutare la giustizia a fare chiarezza celermente invece di cercare di rallentarla con opposizioni di carattere formale ?

Per chi si è chinato sulla vicenda dei rifiuti e ha dovuto valutare tutti gli aspetti, come la commissione della gestione del Gran Consiglio, i dubbi sulla bontà della scelta dell’impianto come proposto dal Governo erano e rimangono troppi e giustificano la prudenza e la soluzione votata dal Parlamento. A questo punto potrebbe sorgere l’obiezione sul perché della scelta del Governo a favore della Thermoselect.

Va innanzitutto rilevato che il Governo si è basato sull’operato del Dipartimento del Territorio il quale si è trovato impreparato ad affrontare il dopo referendum del giugno 1993. Per i motivi di non chiarezza della suddivisione delle competenze tra Governo e enti che abbiamo già illustrato sopra, non è stato possibile procedere sulla base di un’analisi sistematica delle varie soluzioni basata su una chiara pianificazione di tutta la filiera dei rifiuti. Ciò ha condotto il Dipartimenti prima e il Consiglio di Stato poi in un vicolo cieco.

Nonostante alcune voci (troppo poche) che hanno cercato di far capire ai membri del Governo la fragilità su cui si basava il concorso e la scelta del tipo di impianto, questi si è sentito sotto pressione dalle scadenze dei sussidi e, dovendo credere agli elementi tecnici presentati, ha optato per la proposta di soluzione che conosciamo.

Il Parlamento non ha quindi voluto smentire la soluzione del Consiglio di Stato ma, visti tutti i punti oscuri di questa vicenda, ha voluto assumersi a piene mani la propria responsabilità e dare la propria collaborazione all’esecutivo con le decisioni che conosciamo. L’alternativa cui si fanno paladini i referendisti di accettare ciecamente la proposta governativa rappresenta invece il grosso pericolo di mettere il Governo in grave difficoltà al momento in cui tutti i nodi, che stanno emergendo sempre più, giungeranno al pettine.

Quali nodi ? mi si chiederà.

Eccone alcuni :

·       presto o tardi si saprà quale sono i difetti e i pregi effettivi dell’impianto in questione e quali sono le altre soluzioni tecnologiche esistenti sul mercato mondiale

·       si dovrà fare chiarezza sulla questione morale e nessuno già ora nasconde che sono girati dei soldi

·       si dovrà alla fin fine chiarire quale sarà la fattura dei rifiuti nel prossimo futuro a carico del contribuente (finora non si conoscono ancora i dati precisi anche perché si dovrà cantonalizzare la raccolta tramite l’ente)

·       ecc,..

La soluzione dell’Ente come decisa dal Parlamento ha il pregio di fare un taglio netto su tutte le vicende del passato e di reimpostare una scelta basata su criteri tecnici e economici scevra di manipolazioni quali le abbiamo vissute in questi ultimi lustri.

Questa chiarezza non viene proposta dai referendisti che si limitano ad esprimere accuse generiche di stampo populista il cui scopo primario non è quello di risolvere il problema dei rifiuti ma è la risultante di un’unione eclettica di interessi che possiamo così riassumere :

·       difesa degli interessi di una ditta specifica (Thermoselect)

·       verifica della forza politica di una coalizione liberalpopulista luganese nei confronti di tutte le altre forze politiche del Cantone

·       tentativo di affermazione di una frangia ecologista estremista che a suo tempo ha sostenuto il referendum contro i forni a griglia non disdegnando i finanziamenti della Thermoselect

·       tentativo di difesa di non ben identificati interessi locali (area di Giornico) nonostante che una forte maggioranza della popolazione si è invece già pronunciata contro questa soluzione.

Un risultato a favore di questa manovra referendaria non sarà sicuramente la soluzione del problema dei rifiuti ma sarà sicuramente la legittimazione di coloro che in questo Cantone vogliono sostituire i nostri ordinamenti democratici e di solidarietà interna con un regime di apparente democrazia maggioritaria in cui comanda chi ha il denaro e il potere economico.

19 maggio 1997                                                                                                       Daniele Ryser