Linee Direttive e Piano finanziario 1996-1999 (aggiornamento nov 1997)


Le LD e PF rimangono un valido strumento per il Consiglio di Stato. Essi permettono di fissare gli obiettivi principali e di verificarne la realizzazione a posteriori. Contrariamente ai primi anni di applicazione della Legge sulla Pianificazione cantonale le LD e PF non sono più state oggetto di consultazione e partecipazione da parte dei vari enti che rappresentano la popolazione e le attività del Cantone perdendo un occasione di coinvolgimento costruttivo dei vari attori. Anche a livello di Governo e di Amministrazione la funzione di coordinamento che le LD e PF dovrebbero assumere, sembra essere venuta meno riportandoci alle forme di dipartimentalismo che si volevano eliminare con lo strumento stesso della Pianificazione cantonale.

Con ciò non voglio misconoscere l’intenso lavoro del Governo inteso a ricercare una linea coerente. Lavoro che è stato ostacolato, da un lato, dal clima conflittuale vigente a livello politico e dall’altro, da un’amministrazione troppo abituata a lavorare racchiusa nel proprio settore che in parecchie occasione si è dimostrata e si dimostra persino ostile nei confronti degli stessi Consiglieri di Stato.

Per quel che concerne la scheda programmatica 1 si prende atto dei notevoli sforzi profusi dal DFE che hanno contribuito ad animare il discorso sui vari settori economici. Ora è però necessario coinvolgere tutti gli attori e trovare una linea di consenso minimo sulle strategie più importanti (il difficile discorso sulla legge sul turismo è un chiaro esempio). La mancanza di un coordinamento tra promovimento economico e pianificazione territoriale a livello dello Stato e con le politiche di sviluppo locali arrischiano di vanificare di molto gli strumenti di incentivazione messi in atto (ad esempio il progetto Copernico).

La scheda programmatica 2 individua bene le problematiche e ha dato adito a parecchie misure di lotta all’esclusione. Ma anche in questo settore non si può parlare di un vero coordinamento : troppe iniziative slegate tra loro, troppi programmi di occupazione che non hanno dato i frutti sperati, troppe persone proiettate verso nuove attività senza un supporto di consulenza iniziale con conseguenze poco incoraggianti sul piano economico e umano. Potrei infatti citarvi alcuni casi dove le varie istanze dell’amministrazione si sono perfino rifiutate di collaborare tra di loro giustificandosi con le solite prescrizioni di legge.

La scheda programmatica 3 tocca la tematica dei servizi sociali. Le basi legali per operare in questo senso sono gettate (ad es. legge SPITEX). Anche in questo caso il coinvolgimento degli attori è essenziale ma non deve tradursi in una pura e semplice lotta al mantenimento di questo o quel centro di potere. Una chiara pianificazione di chi fa che cosa e delle modalità di finanziamento è l’unica via per fugare i timori espressi dai Comuni e per garantire un servizio efficiente a livello degli utenti.

La scheda programmatica 4 per la di condizioni quadro per la qualità di vita e per lo sviluppo economico. Le mie osservazioni espresse in merito alla scheda programmatica 1 denunciano la totale mancanza di coordinamento tra promovimento economico e pianificazione del territorio. Ma anche all’interno della pianificazione del territorio vanno sottolineate le gravi disfunzioni denunciate anche dall’analisi della Artur Andersen. Si sente infatti la totale mancanza di una istanza di coordinamento che ponga le premesse per un rapido esame dei Piani Regolatori giungendo a una rapida soluzione dei casi anche qualora le varie istanze dell’Amministrazione non siano tutte consenzienti. È ora di definire in modo chiaro le competenze del Cantone in materia di pianificazione e le competenze dei Comuni onde evitare costosi studi senza risultati socioeconomici e ambientali tangibili unicamente per soddisfare richieste e prescrizioni puntuali di tutta una serie di istanze cantonali che spesso si limitano a controllare e a criticare e meno spesso ad aiutare a ricercare delle soluzioni positive e mediate.

Anche sul fronte della mobilità le commissioni dei trasporti dimostrano la loro validità, ma non devono essere soffocate da complicate pianificazioni settoriali e elaborazione di varianti a scapito di un concreto inizio dei lavori nei punti più prioritari.

La mancanza a PF di quello che è il fabbisogno di investimento nel Luganese rappresenta una grave lacuna nel PF soprattutto quando si è già chiesto ai Comuni la loro partecipazione finanziaria alle opere prioritarie. Condivido pertanto le osservazioni della Commissione della gestione su questa tematica.

La scheda programmatica 7 ha visto una prima fase di realizzazione con il rapporto Amministrazione 2000. Si tratta ora di mettere in atto le misure proposte. Premettendo che la stragrande maggioranza degli impiegati dell’Amministrazione eseguono in modo corretto e con impegno il loro lavoro, non si può nascondere la mancanza di un minimo di coordinamento tra le varie attività che si esprime nel dipartimentalismo e che non permette di impostare una politica più incisiva a livello dell’Esecutivo. Siccome lo stesso Consiglio di Stato fatica a conoscere tutti i risvolti della propria Amministrazione, può capitare che si formino dei veri e propri centri di potere o di resistenza passiva o attiva il cui interesse non è sicuramente quello auspicato dalla Pianificazione cantonale. Parlare in certi casi di abuso di potere nei confronti dei Comuni e dei cittadini non mi sembra esagerato. Il Consiglio di stato deve escogitare al più presto un sistema di gestione integrata della propria amministrazione così da assumere il ruolo di Stato maggiore che gli è dato per legge.

Le schede programmatiche 8 e 9 interessano i Comuni. Anche su questo fronte da troppo tempo i contatti e la collaborazione tra Cantone e enti locali si perdono tra i numerosi rivoli del sistema burocratico a scapito delle relazioni tra responsabili politici locali e Consiglio di Stato e Parlamento. La presentazione del documento sulle fusioni e quella annunciata sulla compensazione, pur essendo sicuramente dei lavori scientificamente interessanti, non mi sembrano un approccio promettente sul piano pratico. Da anni le Associazioni che rappresentano i Comuni cercano il colloquio diretto con il Governo e dichiarano la loro disponibilità a chinarsi assieme ai tecnici dello Stato nella ricerca di soluzioni ottimali.

Perché ci si ostina a lavorare a porte chiuse per poi presentare soluzioni già preconfezionate per non dire provocatorie e poco flessibili con il rischio di creare dei fronti inconciliabili tra loro e di insabbiare sine die le soluzioni. Il mio appello all’indirizzo del Consiglio di Stato e in particolare del Dipartimento delle Istituzioni è quello di costituire al più presto un gruppo di accompagnamento nella ricerca di soluzioni adeguate e nell’appoggio alle iniziative spontanee di diverso tipo a livello locale e regionale, nel quale fanno parte i rappresentanti delle varie categorie di Comuni.

La politica finanziaria vede tutti concordi sul principio di ripristinare un giusto equilibrio alle finanze dello Stato. Più difficile è trovare l’accordo su quali settori della spesa e dei ricavi si debba agire. Nella gestione corrente si attendono le proposte del Consiglio di Stato. Nel settore degli investimenti va segnalata la flessione degli ultimi anni. Flessione che, ad eccezione del ramo edilizio, sembra finora non aver intaccato quei settori in cui vengono promosse le attività economiche. Va tuttavia sottolineato che proprio per gli aspetti citati sopra esiste ancora una certa inerzia nel operare investimenti molto onerosi magari stimolati da corrispondenti sussidi federali che caricano i Comuni e i cittadini non solo direttamente ma anche indirettamente sugli anni a venire a causa degli oneri si esercizio indotti. Uno di questi settori, ad esempio, è quello della protezione delle acque dove si potrebbero sicuramente individuare interventi alternativi meno costosi.

Pur condividendo la necessità di misure incisive con effetto immediato sull’equilibrio finanziario, mi preme rendervi attenti di non dimenticare gli interventi che hanno effetti a medio e lungo termine poiché sono quelli che potranno veramente contribuire a una soluzione stabile delle finanze pubbliche.

 

Maggio 1998                                                                                     Daniele Ryser