Rifiuti: l‘inganno continua


La notizia apparsa sul settimanale „Il mattino della domenica“ è un ulteriore esempio di inganno a strati multipli che continua a imperversare intorno alla vicenda dei rifiuti.

Proprio chi aveva sempre difeso a spada tratta gli interessi della Thermoselect usufruendo anche di copiosi aiuti finanziari (chiamiamoli così perché la nostra Giustizia non conosce ancora il termine tangente), ora si mette a sparare accuse a destra e manca additandosi a paladini della trasparenza e ponendo dubbi e interrogativi che altri da anni avevano già denunciato senza trovare la giusta considerazione. Cosa sta dietro questa virata di bordo a 180° da parte della Lega dei Ticinesi è difficile da capire; quello che è sicuro è che si tratta di un ulteriore sporco gioco di interessi a scapito di tutti noi contribuenti.

Per qualcuno che ha sempre seguito da vicino tutta questa vicenda, che ha denunciato il comportamento poco corretto (per non dire di più) della ditta che dovrebbe risolvere così bene lo smaltimento dei rifiuti ticinesi sin dalla seconda metà del 1993 (dopo la famosa votazione contro i forni a griglia), che ha segnalato a più riprese a diversi Consiglieri di Stato e al Parlamento, oltre che sulla stampa, i punti deboli e i problemi che puntualmente si sono poi verificati, non può che esserci indignazione e preoccupazione sull‘indirizzo che ha imboccato la nostra Repubblica sempre più in balia di persone preoccupate a difendere i propri interessi pecuniari o quelli delle proprie cerchie.

Analizzando da vicino quanto è avvenuto su questa specifica tematica e comparandola a quanto succede in altri settori più difficili da penetrare, non si può nascondere l‘interrogativo sul livello in cui si è già spinta la corruzione nel nostro bel Ticino.

Ricapitolando ricordo:

Il progetto dei forni a griglia agli inizi del 1990: se ne volevano fare addirittura due dimensionati per il doppio dei rifiuti esistenti. Il forno di Bioggio è stato progettato prima del concorso e la parte dedicata agli edifici (lussuosi) superava in costo le componenti del forno stesso. Chi ha progettato questi forni oltre che a rimanere impuniti è stato profumatamente pagato.

Il referendum contro i forni a griglia del 1993: i referendisti, pur avendo una ragione di fondo, si componevano di poche persone in buona fede e di tante persone interessate e in parte già “comperate” dalla Thermoselect.

Le trattative tra Dipartimento del Territorio e Thermoselect durante tutta la seconda metà del 1993 che non hanno convinto lo stesso Dipartimento portando all’apertura di un concorso agli inizi del 1994.

Il concorso del 1994 che era impostato più verso il miglior offerente e troppo poco sulle necessarie garanzie tecniche di funzionamento dell’impianto, ciò che ha portato a selezionare tre ditte di cui nessuna riusciva a dare chiare garanzie.

La scelta del 1995 da parte del Consiglio di Stato caduta a favore della Thermoselect.

Il pasticciaccio pianificatorio di Giornico che ha richiesto un impegno non indifferente al Parlamento per trovare finalmente delle ubicazioni idonee a un impianto di smaltimento.

Le varie denunce e inchieste tra cui citiamo la vertenza tra l’On Fulvio Caccia e la Thermoselect chiusa con un alquanto strano nulla di fatto.

La votazione popolare del giugno 1997 il cui risultato comincia a dimostrarsi come il frutto di una disinformazione concertata ad arte da cerchie chiaramente sostenitrici e sostenute dalla Thermoselect oltre che ad essere stata utilizzata come pretesto per un confronto tra diverse fazioni politiche.

Le trattative e le decisioni del Consiglio di Stato in merito ai rapporti contrattuali con la Thermoselect che non possono non lasciare perplessi nonostante la sentenza (che si limita unicamente ad aspetti giuridici formali) del Tribunale federale.

E infine ora le notizie contrastanti degli ultimi giorni che non danno sicuramente un immagine seria al nostro Cantone e che dovrebbero sollevare molti interrogativi a chi ha ancora voglia di riflettere.

Purtroppo anche questa volta ho l’impressione che si sta ripetendo la solita messa in scena basata sulla confusione di informazioni che permetterà di pilotare il consenso passivo della maggioranza dei cittadini con metodi che farebbero invidia anche al signor Orwell.

Ci sono diversi aspetti che devono preoccupare in questa vicenda:

q       quello di ordine tecnico dove non si hanno ancora garanzie sufficienti sul funzionamento dell'impianto nonostante tutte le assicurazioni dell’ultima ora,

q       quello di ordine finanziario dove mancano ancora dei calcoli trasparenti che permettano veramente un confronto serio tra le varie soluzioni e dove non ci sono ancora sufficienti garanzie sui sussidi federali,

q       quello di ordine pianificatorio che vede una certa contrapposizione tra la Confederazione e il Cantone sulle scelte di fondo nel concetto di smaltimento dei rifiuti (ora si viene addirittura a riproporre di continuare le gestione delle discariche quando la Confederazione ha deciso di chiuderle tutte),

q       quello morale sia per il comportamento spregiudicato dei responsabili della Thermoselect (che in questi giorni è ormai stato denunciato da tutte le cerchie politiche del Cantone, “flirtanti” compresi), sia per il sottobosco mafioso a livello cantonale che sta rivelando questa storia dei rifiuti.

È quest’ultimo aspetto che deve preoccupare molto tutti noi cittadini. Ad esempio basta riprendere nei dettagli tutto l’istoriato apponendo delle etichette con dei nomi per rendersi conto del livello di decadenza morale in cui siamo caduti. Avranno il coraggio di parlare tutti coloro che sanno? Avrà il coraggio, o meglio, gli si concederanno i mezzi necessari al Potere Giudiziario della nostra Repubblica per fare chiarezza su questo mondo che vive e mangia sulle spalle di una popolazione continuamente ingannata da informazioni distorte da parte delle autorità?

Maggio 1999                                                                                                                      Daniele Ryser