Non soffocate il sostegno alla popolazione più fragile


Minimizzare gli effetti delle misure di contenimento sui contributi sociali oggetto della votazione del prossimo 12 marzo significa non avere molta conoscenza della reale situazione ed evoluzione di questo settore. Il solo dato sul tasso di invecchiamento della popolazione è sufficiente a indicare che il fabbisogno di cure e di assistenza subisce una crescita nettamente superiore a quella che è stata decisa dal Gran Consiglio. Se a questo semplice indicatore si aggiunge il marasma che regna sul fronte dell’applicazione della Legge sull’assicurazione malattia e l’emergenza sempre più aggressiva di un’incontrollata offerta sanitaria di carattere commerciale finalizzata unicamente al lucro che sfrutta le nicchie redditizie che derivano da una rete sanitaria alquanto sfilacciata e poco trasparente, le conseguenze di questo blocco della spesa non potranno che rivelarsi a medio termine piuttosto deleterie.

È per lo meno preoccupante che i nostri parlamentari non si siano ancora accorti (o non si sono dati la pena di andare a vedere) che gli attori sociosanitari già da qualche anno stanno operando sforzi non indifferenti nel contenere la spesa e che se c’è stato un aumento ciò è dovuto all’incremento di bisogni reali. Proprio per questi sforzi già fatti, il miglioramento ulteriore del contenimento tenderà a zero per cui non resterà altra scelta che quella di rifiutare nuove richieste e di diminuire il livello qualitativo di quella esistente. Concretamente significa creare tutte le premesse per una disparità di trattamento dove chi avrà sufficienti risorse finanziarie proprie potrà usufruire di cure appropriate, mentre gli altri avranno un servizio sempre più scadente.

Oltre che a favorire una sanità e socialità a due velocità, queste decisioni, basate su un obiettivo di risparmio chiuso in se stesso, portano a generare ulteriori costi e disservizi che vanno ad annullare lo scopo per cui sono state ideate. Infatti offrire un sostegno insufficiente a quella parte di popolazione più vulnerabile e fragile alfine di mantenerla il più possibile autosufficiente, significa ritrovarsi più tardi con casistiche più pesanti in cui spesso, allo stato di salute precario, si aggiunge anche tutta una serie di problemi economici. Questi casi ricadono notoriamente sulla comunità locale che difficilmente potrà rifiutare di sostenerli se si vuole mantenere quel minimo di solidarietà umana di cui noi svizzeri tanto ci vantiamo. A chi potrebbe accusarmi di gratuito allarmismo posso assicurare che quanto detto in precedenza sono il frutto di constatazioni che vengono da qualcuno che giornalmente è confrontato con queste problematiche.

 

Daniele Ryser, responsabile del Servizio di assistenza e cure a domicilio Malcantone-Vedeggio

03.03.06