Clientelismo, corruzione, credibilità delle istituzioni: un nuovo vecchio fenomeno in Ticino


Gli avvenimenti che negli ultimi tempi fanno parlare del nostro Cantone, non sono molto edificanti. Essi vanno comunque visti in un ottica più generale non come un fenomeno specifico nostro ma come il risultato di un’evoluzione che tocca tutta la società occidentale se non mondiale e che si riallaccia a quella che è una lotta sempre più aperta tra due forze contrarie che ritroviamo sia nel nostro intimo individuale, sia a livello di categorie e gruppi di uomini. Una di queste forze che sembra attualmente dettar legge in modo preponderante è quella del denaro o del materialismo più sfrenato. L’altra forza, meno appariscente, è invece quella dei valori qualitativi della vita, quella che si riallaccia da un lato alla storia e alla cultura dei singoli territori con le sue specificità e dall’altro lato alla ricerca di una serenità interiore che non si può acquisire con il denaro ma con l’impiego equilibrato di tutti i fattori materiali e immateriali di cui l’umanità dispone.

La corruzione strisciante che è affiorata negli ultimi tempi non è un aspetto nuovo nella storia del nostro Ticino. Le sue radici stanno nell’atavico sistema clientelare che si è costituito durante i vari domini esterni e che l’indipendenza acquisita con la Repubblica e Cantone Ticino non è mai riuscita a sradicare. La posizione geografica del Ticino quale corridoio di collegamento tra Sud e Nord Europa non ha di fatto mai favorito uno sviluppo autonomo e le ingerenze esterne di carattere economico che hanno caratterizzato tutto il 900 hanno continuato e continuano a utilizzare il clientelismo facendo capo a questo o quel partito o a questa o quella personalità politica locale.

Con la globalizzazione della società purtroppo anche la corruzione si è globalizzata sfruttando sempre il substrato nostrano esistente. Il risultato di questa evoluzione sta nella dimensione e nella implicazione che questo fenomeno ha assunto rispetto alla politichetta dei favori che tradizionalmente caratterizzava il nostro Paese.

Ciò significa che chi continua a operare in questa rete e sulla base di questi meccanismi già di per se stessi perversi ma finora relativamente innocui, presto o tardi potrebbe trovarsi a far parte di associazioni a delinquere di stampo internazionale. Di questo tutti coloro che accettano tale gioco - operatori economici, amministratori o politici- devono essere ben coscienti e non ci può essere alcuna scusante qualora si trovassero più o meno volontariamente invischiati in qualche grosso losco affare.

Il grande pericolo che sta alla base di questi avvenimenti è la reazione passiva della popolazione nel senso di un’accettazione quasi fatalista che porta o all’isolamento nel proprio guscio cercando di subire il minor male possibile, oppure alla partecipazione attiva al gioco degli intrallazzi nella speranza di ottenere qualche grossa briciola.

È inutile dire che delle tendenze del genere non contribuiscono sicuramente a un progresso positivo della nostra società ma rappresentano un’involuzione che a medio-lungo termine potrebbe verificarsi fatale per tutto o gran parte del genere umano.

Fortunatamente le denunce non mancano e il dibattito è tuttora aperto anche se più volte si è reagito con atteggiamenti di vittimismo o con una valanga di informazioni contraddittorie e confuse che non contribuiscono a fare chiarezza a livello del comune cittadino.

Prendere coscienza di questi meccanismi e della loro storia dovrebbe essere uno dei compiti più attuali dei partiti politici ticinesi e dei loro esponenti e operare in modo chiaro e deciso verso lo sradicamento di quei meccanismi clientelari di cui sono tutti indistintamente prigionieri rappresenta una priorità inderogabile.

È ora di riconoscere che il cittadino comune è sempre più disorientato e ha sempre meno fiducia nelle istituzioni. Il pericolo per la nostra popolazione di cadere nelle mani di falsi profeti non deve essere sottovalutato neanche nel nostro tranquillo e bel Ticino.

Agosto 2000                                                                                               Daniele Ryser