In data 19
maggio 1999 avevo scritto un articolo dal titolo “Rifiuti l’inganno
continua” Si trattava di una delle ennesime esternazioni in cui ho cercato
di spiegare il perché del vicolo cieco in cui si stava cacciando il nostro
Cantone. Ovviamente anche quella volta non ci furono reazioni positive, come
non ebbero successo diversi interventi a livello personale e pubblico
all’indirizzo di membri del Governo cantonale e del mio gruppo politico. A
dire il vero le mie esternazioni su questa tematica che iniziarono già nel
lontano 1992, mi sono costate non poche pressioni, alcune delle quali poco
ortodosse, che mi obbligano a superare un certo sforzo nello scrivere queste
righe. Tuttavia come comune cittadino e responsabile di un consorzio di
raccolta dei rifiuti non mi sento di tacere ulteriormente anche nella
speranza di contribuire a una soluzione positiva. Va innanzitutto ricordato
che il problema dei rifiuti non comincia e finisce al livello della loro
termodistruzione ma inizia al momento dell’acquisto o della
raccolta/estrazione dei singoli prodotti di produzione e di consumo. Bisogna
quindi occuparsi e preoccuparsi di tutta la filiera cercando di minimizzare
ad ogni livello la produzione di scarti. Sulla carta questi aspetti sono
effettivamente ben codificati anche nel nostro Cantone ma in pratica gli
sforzi e le iniziative su questo fronte sono troppo isolate e chiaramente
insufficienti. Lo Stato ha iniziato bene negli anni ottanta in questa
direzione ma poi tutti gli sforzi si sono concentrati sul problema della
distruzione finale dei rifiuti lasciando a loro stessi i Comuni, i Consorzi
e, con la decisione popolare del giugno 1997, anche gli enti di smaltimento.
Pur ammettendo che il problema è estremamente tecnico, e quindi non alla
portata di tutti, la ripetuta insistenza da parte del Consiglio di Stato di
appoggiarsi su una sola soluzione - quella offerta dalla Thermoselect - si è
rivelata un grosso errore che non può più essere ignorato e minimizzato
anche solo per le sue conseguenze di ordine finanziario che già quest’anno
si faranno sentire sui Comuni e di riflesso sui singoli cittadini. Già a suo
tempo avevo più volte segnalato che la tecnologia scelta, pur essendo
interessante, necessitava di ulteriori sviluppi e che la via imboccata dalla
ditta scelta era piuttosto improntata verso la vendita di una soluzione non
ancora matura piuttosto che su un vero e proprio sviluppo tecnologico
veramente innovativo. Per questi motivi sarebbe stato più opportuno tenere
aperte più possibilità, sia nella direzione di una collaborazione con altri
Cantoni, sia nell’esame di diverse offerte che il mercato mondiale
sicuramente è in grado di offrire. Il legarsi a una sola ditta, oltre che a
alimentare il sospetto di essere di nuovo confrontati con i soliti
meccanismi clientelari, ha fatto perdere parecchio tempo e ha provocato
parecchie discussioni che hanno contribuito a trarre in inganno anche il
cittadino al punto tale da smentire il Parlamento in occasione della
votazione del 1997 proprio su una delle tematiche in cui si era giunti a
delle chiare conclusioni dopo un attento e approfondito esame da parte di
numerosi deputati. Le vicende che si sono susseguite negli ultimi mesi
parlano chiaro e il Governo non può più permettersi di chiudere tutti e due
gli occhi continuando a procrastinare le decisioni per favorire una ditta
che non ha sempre dato delle informazioni corrette o per lo meno complete.
Ciò significa perseverare nell’inganno (vedi testo del Messaggio governativo
5025 del 11 luglio) con conseguenze finanziarie e ambientali che andranno a
carico del cittadino.
Riallacciandosi a quanto espresso all’inizio di questo scritto, il problema
dello smaltimento dei rifiuti va affrontato su tutta la filiera. Lo Stato
non può defilarsi dal suo ruolo di controllo alla fonte (ad esempio nel
settore degli imballaggi difficili da smaltire), di informazione e di
consulenza delegando il tutto ai privati e ai Comuni. Uno dei punti che va
finalmente preso sul serio, oltre a quello del ricupero e riciclaggio da
parte del singolo consumatore, è quello della trasformazione dei rifiuti
solidi urbani (detti RSU che non sono separabili a livello del singolo
utente) in rifiuti omogeneizzati e sufficientemente disidratati (detti RDF:
combustibile derivato da rifiuti) così che possano essere trattati in
impianti di termodistruzione in modo più ecologico ed energeticamente più
efficace. Questa trasformazione che non necessita di onerosi investimenti,
ha anche il vantaggio di permettere un’ulteriore ricupero di varie
componenti per il loro riciclaggio e, nel caso in cui transitoriamente si
dovessero trasportare fuori Cantone una riduzione di almeno il 50% del loro
peso con evidenti conseguenze positive sui costi. Il Cantone dispone di
tecnici competenti in materia che conoscono sicuramente questi aspetti.
Perché continuare a ignorare queste possibilità rimanendo ostinatamente su
posizioni che non sono più difendibili?
Agosto
2000
Daniele Ryser
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