Agricoltura, foreste, caccia e pesca. Un integrazione storica della gestione del territorio

 

La gestione del territorio è stata e rimane sempre uno dei pilastri del programma di attività della Regione Malcantone. A differenza delle aree alpine più elevate, il Malcantone riunisce nel suo piccolo territorio aree boschive alternate a aree agricole intensive (vigneti, campi) e semintensive (prati e pascoli), a zone densamente abitate. La topografia è molto variata e si passa da un ambiente lacuale e fluviale alle colline boscose fino alla montagna con pascoli alpestri utilizzati in modo estensivo.

Questa geografia molto tormentata permette la convivenza tra attività umane e natura e facilita una continuità ecologica sul territorio che facilità la mobilità di tutte le specie animali senza eccessivi disturbi.

Lo sforzo profuso dalla Regione Malcantone nel promuovere il mantenimento delle attività agricole dalla viticoltura, all’allevamento e al riutilizzo dei pascoli alpestri e nel sostenere i progetti di cura dei boschi e di ricupero delle selve castanili, oltre che a contribuire a mantenere un paesaggio variato e attrattivo, ha portato anche a una biodiversità che permette la convivenza di diverse specie di selvaggina.

Nonostante il forte abbandono dell’agricoltura e della selvicoltura che ha caratterizzato la seconda metà del novecento, l’impronta e l’influenza dell’uomo resta molto forte e condiziona anche gli equilibri naturali. In un ambiente così variegato e ristretto geograficamente una regolazione automatica delle varie specie di animali selvatici diventa molto difficile per cui alcune di loro tendono ad aumentare in dismisura mentre altre tendono a sparire. Per evitare questi squilibri è pertanto necessario l’intervento dell’uomo. Uno di questi interventi di regolazione è la caccia che, se organizzata in modo intelligente, può contribuire senza costi eccessivi a mantenere un corretto equilibrio che rende servizio sia alle attività agricole, sia alla selvicoltura, sia al paesaggio e quindi indirettamente al turismo. Pure importante è l’aspetto sanitario in quanto una densità eccessiva di certi animali può favorire la diffusione di malattie alcune delle quali pericolose per gli animali domestici e per l’uomo.

Da questa breve riflessione si può chiaramente dedurre che la contrapposizione tra protezione della natura e caccia ha poco senso e non contribuisce a risolvere i problemi di una corretta gestione del nostro patrimonio naturale. Una stretta collaborazione tra i vari attori: cacciatori, agricoltori, forestali, naturalisti e paesaggisti rimane pertanto l’unica soluzione proponibile. Ciò significa che tutti gli attori devono fare uno sforzo nello scambio reciproco di informazioni che permetta a ognuno di svolgere il proprio ruolo verso un obiettivo comune che è quello di poter mantenere in modo durevole una natura che offra svago, benessere e selvaggina per tutti.

Daniele Ryser, Segretario della Regione Malcantone

24.04.05