Elettricità: una sfida per i Comuni


Il progetto di legge sulla distribuzione dell’elettricità così come presentato permette solo apparentemente ai Comuni di diventare dei partner attivi e decisionali in quella che sarà il futuro approvvigionamento energetico del Paese.

Rispetto alla attuale situazione i Comuni perdono ogni competenza e ogni possibilità di rivalsa sulle aziende distributrici e diventano per la maggior parte di loro dei semplici utenti.

Se l’approvvigionamento energetico è un servizio pubblico e deve rimanere tale, allora è importante che i Comuni possano essere tra gli attori principali nelle prese di decisione strategiche delle aziende di distribuzione.

Questo aspetto è essenziale soprattutto per i Comuni periferici ma anche per quelli in posizione più centrale poiché se nella politica aziendale delle aziende distribuzione dovesse prevalere la massimizzazione degli utili sulla qualità e omogeneità del servizi su tutto il territorio, compreso quelle parti per definizione non redditizie, ci sarà da attendersi anche uno smantellamento relativo del servizio nelle aree marginali e una sempre maggiore disparità di trattamento tra utenti che rendono e utenti che costano.

Finanziariamente la soppressione della privativa o indennizzo ai Comuni significa un ammanco sostanziale di ricavi per gli enti locali che avverrebbe comunque anche nel caso in cui a livello legale si dovesse mantenere questa possibilità in quanto è prevista una diminuzione assoluta dei margini di guadagno.

Come detto all’inizio, la possibilità per i Comuni è soltanto apparente nel nuovo progetto di legge perché si tratta in pratica di procedere al riscatto degli impianti cosa non facile perché richiede l’adesione in blocco di un numero sufficiente di Comuni (tra cui quelli con clientela attrattiva) per costituire un’unità di distribuzione efficiente e veramente autonoma oltre che a una spesa di investimento non indifferente. Con questa premessa non si vuole tuttavia escludere a priori l’eventualità del riscatto come alternativa estrema qualora non si riconoscessero ai Comuni altre possibilità di partecipazione attiva alla gestione della distribuzione.

Per questo motivo una partecipazione dei Comuni quali azionisti di peso nelle Aziende di distribuzione è essenziale e dovrebbe essere ancorata in modo esplicito nella legge e non come possibilità utopica come quella data dal progetto del CdS.

AIL SA e Comuni

Sulla base di quanto esposto si ritiene opportuno che i Comuni che fanno capo alle AIL SA possano diventare azionisti di questa azienda e che la somma delle azioni di Lugano e dei Comuni detenga sempre una chiara maggioranza. Nel Consiglio di amministrazione i Comuni azionisti oltre quello di Lugano devono poter designare uno o più rappresentanti.

Con questa soluzione si avrebbe una voce in capitolo sulla politica e sulla filosofia dell’azienda che tiene conto anche delle esigenze periferiche.

Le trattative con le AIL devono essere impostate in questo senso non escludendo a priori l’eventualità di ripiegare sulla soluzione del riscatto.

Daniele Ryser, 20.02.01