I risparmi del Cantone: Comuni arrangiatevi voi a decidere!


Le misure di risparmio contenute nel preventivo 2004 del Cantone proposto dal Consiglio di Stato al Parlamento colpiscono gravemente i Comuni e a socialità.

In effetti si tratta di un semplice spostamento della spesa dal Cantone ai Comuni e quindi anche di uno scarico di responsabilità nel prendere le decisioni più dolorose e impopolari.

Un tale modo di fare equivale a favorire una ulteriore accentuazione delle disparità regionali e sociali e ad alimentare tensioni e conflitti inopportuni proprio in questa fase di recessione economica.

Le misure che toccano direttamente i Comuni (sussidio ai docenti, partecipazione all’assistenza, riduzione del contributo alla perequazione, tassa sui cani , ecc.) hanno un impatto differenziato e penalizzano chi ha le finanze più deboli o è situato nelle aree periferiche. Si intacca pertanto profondamente il sistema della perequazione intercomunale che dovrebbe rappresentare un elemento essenziale per una equa solidarietà territoriale e per una adeguata applicazione della futura perequazione intercantonale.

Le proposte di riduzione dei sussidi nel settore sociosanitario, oltre che a dare adito a interpretazioni ingannevoli a causa di un grossolano errore di trascrizione delle tabelle contenute nel progetto di decreto, obbligano di fatto i Comuni a operare dei tagli alle strutture e ai servizi che obiettivamente non sono fattibili per diversi motivi.

Ad esempio la riduzione dei sussidi cantonali alle case per anziani, ai servizi di assistenza e cura a domicilio e ai servizi di appoggio, se operata in proporzione dai Comuni per la loro quota significa chiudere o smantellare parzialmente queste strutture e servizi ciò che evidentemente sarebbe un’assurdità. La conseguenza è quindi che i Comuni dovranno assumersi anche la quota del Cantone in contraddizione alla legge. Ciò che aggrava la situazione è che i Comuni finanziariamente forti potranno anche scegliere una tale opzione, mentre quelli che hanno le finanze deboli saranno costretti loro malgrado a diminuire le prestazioni penalizzando pesantemente la popolazione più bisognosa a meno che decidano di aumentare il proprio moltiplicatore ben oltre la soglia del 100%.

Il Consiglio di Stato giunge perfino a esortare i Comuni e i Servizi ad abbassare i loro standard di qualità: una raccomandazione gravissima, se si pensa che le Casse malati esigono da qualche tempo maggiore qualità e visto che a supplire a questo smantellamento della socialità pubblica viene di fatto favorito lo sviluppo di offerte private che daranno qualità a chi è in grado di pagare bene e tanto, mentre chi ha pochi mezzi dovrà accontentarsi di prestazioni mediocri o neppure di quelle. In questo contesto andrebbe anche approfondito il capitolo degli abusi di fatturazione alle Casse Malati in relazione alla privatizzazione dell’offerta sociosanitaria che stranamente non sembra preoccupare né Governo, né Parlamento pur essendo, fino a prova contraria, uno degli elementi che contribuisce all’esplosione dei premi.

Con queste considerazioni c’è da sperare che il Gran Consiglio rimandi il tutto al mittente con l’esortazione ad approfondire con maggiore attenzione le conseguenze delle singole misure e del loro insieme confrontandole con quella che dovrebbe essere la salvaguardia di uno Stato sociale e solidale degno di questo nome.

                                                                                                                        Daniele Ryser